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#WorldElephantDay | La giornata per gli elefanti in estinzione

#‎WorldElephantDay‬ | Oggi, 12 agosto, è la Giornata Mondiale dell'Elefante. Un gigante fragile, ucciso al ritmo di 1 ogni 15 minuti per le sue zanne, che verranno trafugate verso i paesi asiatici, in particolare la Cina, spesso in cambio di armi e denaro che alimenta le casse del terrorismo islamico. Si calcola che ogni anno vengano uccisi oltre 30.000 esemplari. Di questo passo, entro 10 anni, forse meno, questi iconici pachidermi non calcheranno più il suolo d'Africa (e dell'Asia), con un impatto devastante sull'ecosistema... e sul patrimonio dell'umanità.

Poco più di un secolo fa, all'inizio del 1900, in Africa vagavano liberi almeno 10 milioni di elefanti. Nel 1979 ne restavano 1 milione e 300 mila esemplari... ridotti a meno della metà in un decennio appena. Oggi si stima ne restino meno di 400.000 esemplari, vittime quotidiane di una guerra di sangue e orrore che ha implicazioni ben più profonde del semplice traffico internazionale d'avorio. 

"La giornata mondiale degli elefanti ci invita a riflettere sui danni irreversibili che stiamo causando al nostro meraviglioso pianeta", commenta Lorenzo Girardi, Presidente Nazionale ANPANA Onlus. "Questi straordinari pachidermi, che hanno dimostrato di comunicare fra loro, condividere memoria, emozioni, lutti, stanno scomparendo ad un ritmo impressionante. L'estinzione di una specie porta sempre conseguenze gravissime non solo sull'ecosistema di cui è tipica, ma a cascata su tutti gli altri".

Da recenti studi emerge come la biodiversità si sia ridotta drasticamente in appena 30 anni e di come innumerevoli specie animali e vegetali siano a rischio inevitabile d'estinzione. "Sapete che nel mondo un mammifero su quattro è a rischio estinzione?" prosegue Girardi. "Cosa faremo dopo? L'estinzione è irreversibile, è un 'per sempre'. Noi di Anpana abbiamo scelto di fare qualcosa adesso: con il progetto Angels for Africa lavoriamo per creare collaborazioni e realizzare progetti di conservazione e tutela, affiancando le organizzazioni sul territorio africano e dando voce il più possibile alle difficoltà che incontrano nel proteggere la biodiversità del continente. Naturalmente lavoriamo in modo attivo e capillare anche e soprattutto in Italia, grazie all'impegno costante e alla preparazione delle nostre Guardie Zoofile, affinché l'ambiente e le creature che lo abitano siano rispettati e protetti".

Le difficoltà operative nel continente africano sono molteplici: gli elefanti vengono uccisi in modo brutale, spesso semplicemente immobilizzati da scariche di AK-47 e privati delle loro zanne mentre ancora sono in vita, altre volte vengono sterminati in massa attraverso l'avvelenamento delle pozze d'acqua cui vanno ad abbeverarsi, con conseguente catena di 'danni collaterali', dagli altri mammiferi via via agli animali spazzini, compromettendo inevitabilmente il ciclo della vita.

"Il dramma del bracconaggio, soprattutto in Africa, è duplice", commenta Vincenzo D'Adamo, Consigliere Nazionale ANPANA Onlus e Responsabile Unità Ranger del Progetto Angels for Africa. "Da un lato, come tutto ciò che purtroppo accade in quel continente, non fa notizia a meno che non sia coinvolto un occidentale o meglio un connazionale. Quanti parlano dei 35.000 elefanti massacrati ogni anno in modo mostruoso per le loro zanne in avorio? Quanti parlano delle migliaia di rinoceronti persi in poco più di un decennio, perché il loro corno è considerato afrodisiaco e antitumorale dalla medicina tradizionale cinese? Pochi, perché a pochi interessa che un mondo intero stia scomparendo".

I bracconieri sono ben armati, con equipaggiamenti da guerra, con infiltrazioni nelle Autorità dei Parchi, nel mondo politico e amministrativo locale, nonché nelle forze dell'ordine. La grande richiesta d'avorio da parte della Cina e di altri paesi fa quotare le zanne grezze (dati del mercato vietnamita) a $1.800 al kilo. Nel 2014, in Cina, veniva quotato fino a $2.100 al kilo. Il giro d'affari è enorme e il crimine organizzato ne è responsabile da sempre, con una parte consistente degli introiti saldamente nelle mani dei gruppi terroristici internazionali.

"L'altro aspetto tragico del bracconaggio in Africa",  spiega D'Adamo, "quello che dovrebbe farci riflettere e soprattutto attivare a supporto delle autorità locali e delle tante ong che stanno lavorando in condizioni critiche, è che gli introiti di questi traffici di morte vanno in larga parte a foraggiare le casse del terrorismo internazionale di matrice islamica, da Boko Haram a Al Shabaab, con propaggini in altri gruppi e affiliati. E sappiamo tutti ormai tristemente da vicino quanto possa essere orribile l'azione di questi terrorismi. Il bracconaggio in Africa non è più solo un problema africano, è un problema mondiale. Per questo noi abbiamo creato Angels for Africa: un progetto di prevenzione e sensibilizzazione che ci vede impegnati ormai da 4 anni. Presto torneremo in Africa, perché buona parte del nostro cuore è là, in quella terra straziata, che rischia di perdere per sempre il suo patrimonio inestimabile di biodiversità".

Immaginare l'Africa o l'Asia privata per sempre di questi iconici pachidermi è difficile, ma sarà presto realtà: il bracconaggio è responsabile per le perdite maggiori, ma non dimentichiamo gli impatti climatici, la riduzione del loro habitat naturale, il conflitto con la sempre crescente urbanizzazione e la trasformazione di buona parte dei loro territori ancestrali in aree destinate ad agricoltura e allevamento. Proteggerli è nostro dovere. E la Giornata Mondiale loro dedicata dovrebbe essere occasione per riflettere sulle implicazioni irreversibili che l'estinzione degli elefanti avrebbe sull'ecosistema di due continenti... e non solo. 

 

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Thailandia, elefante muore di stanchezza mentre trasporta i turisti

  • Pubblicato in News

In Thailandia, Cambogia, Laos e Vietnam è diffusa la pratica di utilizzare gli elefanti asiatici per trasportare materiali e, soprattutto turisti. I tour, però, sono sempre più stancanti e nella maggior parte dei casi le condizioni in cui vivono i poveri pachidermi sono al limite delle proprie possibilità fisiche.

fonte. il gazzettino.it

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Il più grande Ivory Burn della storia a Nairobi il 30-04

30 aprile 2016: giornata storica per la conservazione di elefanti e rinoceronti. Il Kenya distruggerà infatti il più grande quantitativo di zanne d’avorio e corni di rinoceronte della storia. Si tratta di ben 105 (alcune fonti dicono 120) tonnellate d’avorio, quasi la totalità degli stock accumulati negli anni, e una tonnellata e mezza di corni di rinoceronte, l’intero stock a magazzino. Nel Parco Nazionale di Nairobi sono state allestite 12 gigantesche pire, che verranno date alle fiamme dal Presidente keniota Uhuru Kenyatta proprio questo sabato. Un immenso rogo che è un segnale forte per tutti quelli che sostengono che la vendita all’asta dell’avorio a magazzino offrirebbe ingenti fondi per la conservazione. Un rogo che per noi è soprattutto un ‘funerale simbolico’ per le decine di migliaia di elefanti e rinoceronti trucidati per superstizione e chincaglierie.

Quanti sostengono che la legalizzazione del commercio di corni e zanne darebbe nuova linfa alle attività conservazionistiche non si rendono conto che ognuno di questi animali può generare, nell’arco della propria vita, un valore 20 volte superiore grazie all’indotto turistico che darebbe sostentamento e lavoro alle comunità locali, generando un sistema sostenibile nel tempo” dichiara Vincenzo D’Adamo, Responsabile Nazionale del Progetto “Angels For Africa” dell’Anpana Onlus, che ha fra le proprie finalità proprio la sensibilizzazione sul tema del bracconaggio e la promozione di un’economia alternativa, fondata sul turismo sul rispetto e la tutela dell’ecosistema africano. “Il nostro impegno è duplice: in Italia, sensibilizzare su quali siano le origini dell’avorio e supportare, attraverso il nostro nucleo di Guardie Ecozoofile, il lavoro delle Autorità nella repressione dell’illegalità. Il sogno del Ministro Galletti è di non vedere più avorio nelle case degli Italiani. Il nostro è di sapere che non vi è commercio d’avorio, legale o meno, in tutto il mondo. Questo significherebbe salvezza dall’estinzione per gli elefanti, e introiti in meno per i terroristi di stampo islamico. Il secondo impegno, per noi, è sul fronte africano: attraverso un team altamente qualificato andiamo a supporto e offriamo formazione ai ranger impegnati nella difesa di questi animali sul territorio”.

Un tema, quello del commercio internazionale dell’avorio, molto sentito anche dalle Autorità del Kenya, che si sono fatte promotrici di un summit fra Governi africani in primis, ma non solo, per discutere linee comuni volte alla repressione del bracconaggio e soprattutto per spingere affinché si giunga al divieto internazionale di commercio d’avorio, grezzo o sotto forma di manufatti.

Facciamo nostre le parole di Patrick Omondi, direttore del Kenya Wildlife Service”, prosegue D’Adamo, “quando sostiene che l’umanità può vivere benissimo senza avorio. Non si tratta di un farmaco, non è essenziale per le nostre vite. È solo apparenza, moda, superstizione: e uccidere pachidermi da 7 tonnellate per farne chincaglierie o statuette è pura follia”.

Si calcola che ogni anno, in Africa, vengano uccisi dai 30 ai 35 mila elefanti, e oltre 1.300 rinoceronti: buona parte dei proventi del traffico illegale vanno a finanziare organizzazioni terroristiche di stampo islamico, come Al Shabaab o Boko Haram. Recenti indagini della Commissione Europea hanno evidenziato che l’Europa è non solo territorio di transito, ma anche zona d’arrivo e smercio di zanne e corni.

Sul mercato nero asiatico, le zanne grezze d'elefante vengono quotate $1.800 al kg (dati riferiti al Vietnam), mentre l'avorio lavorato raggiunge i $3.000 dollari al kg. Il corno di rinoceronte, dagli ultimi dati disponibili, è stabile a $65.000 al kg, quotazione che porta ogni singolo animale a valere oltre mezzo milione di dollari, stimando il corno in circa 8kg di cheratina pura (lo stesso materiale di cui sono fatte unghie e capelli umani).

"È necessario un grande lavoro di informazione e sensibilizzazione sia nei paesi d'origine che nei paesi di destinazione di questo triste commercio per salvare dall'estinzione questi meravigliosi animali", conclude D'Adamo. "È encomiabile l'iniziativa del Kenya, che sta spingendo affinché i Governi di tutto il mondo si uniscano per porre fine a questo massacro. Dal canto nostro, continueremo a parlarne qui in Italia e a lavorare contestualmente con Associazioni internazionali e governi locali per migliorare la tutela e la salvaguardia di questi pachidermi. Non vogliamo rassegnarci all'idea di vederli estinti in meno di 10 anni per superstizione e avidità". 

 

 

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